Haile Selassie

Reggente e Imperatore

Alla morte di Menilek nel 1913, suo nipote, Lij Yasu, succedette al trono. L’apparente conversione di Yasu all’Islam alienò la chiesa nazionale cristiana e diede impulso al movimento di opposizione guidato da Ras Tafari (come era ora designato Haile Selassie), che si unì ai nobili e agli alti funzionari della chiesa nel deporre Yasu nel 1916. Zawditu, la figlia di Menilek, divenne poi imperatrice, con Ras Tafari nominato reggente ed erede al trono.

Durante tutta la reggenza l’imperatrice, conservatrice per inclinazione e più interessata alla religione che alla politica, servì a contrastare il crescente interesse di Ras Tafari per la modernizzazione nazionale; il risultato fu una difficile coalizione di forze conservatrici e riformatrici che durò per quasi un decennio. Nel 1926 Tafari prese il controllo dell’esercito, un’azione che, unita al suo precedente successo negli affari esteri, inclusa l’ammissione dell’Etiopia alla Società delle Nazioni nel 1923, lo rese abbastanza forte da assumere il titolo di negus (re). Quando Zawditu morì nell’aprile del 1930, chiese il titolo di negasa negast (re dei re) e prese il completo controllo del governo con il nome di trono di Haile Selassie I (“Potere della Trinità”).

Nel 1931 il nuovo imperatore promulgò una costituzione scritta per simboleggiare il suo interesse per la modernizzazione e l’intenzione di aumentare il potere dell’autorità centrale, che era calato dalla morte di Menilek. Gli sforzi di Haile Selassie furono interrotti, tuttavia, quando l’Italia di Mussolini invase il paese nel 1935. I militari italiani schierarono armi superiori, aerei e gas velenosi per schiacciare la sfortunata resistenza guidata dall’Imperatore; la conseguente occupazione fascista segnò la prima perdita di indipendenza nazionale nella storia etiope registrata. Nel 1936 Haile Selassie andò in esilio in Inghilterra, dove chiese invano aiuto alla Società delle Nazioni.

All’inizio del 1941 le forze di spedizione britanniche, aiutate dall’eroica resistenza etiope, liberarono il paese, consentendo a Haile Selassie di rientrare trionfalmente nella sua capitale a maggio. L’amministrazione coloniale italiana centralizzata, sostenuta con la forza e con una rete stradale notevolmente migliorata, fece sì che l’Imperatore tornasse a scoprire che una grande autonomia provinciale era stata distrutta, lasciandolo in qualche modo più forte di prima che se ne andasse. Per tutto il decennio successivo ricostruì l’amministrazione, migliorò l’esercito, approvò una legislazione per regolare il governo, la chiesa e il sistema finanziario, e estese ulteriormente il suo controllo delle province schiacciando le rivolte a Gojjam e Tigre. Ma in generale l’imperatore era gradualmente diventato più cauto, e nella sua riluttanza ad inimicarsi elementi conservatori da qualsiasi modernizzazione “frettolosa” ha permesso pietosamente poca infusione di nuovo sangue nel governo.

Nel 1950 Haile Selassie lavorò per l’assorbimento dell’importante provincia del Mar Rosso in Eritrea (compiuta nel 1962), fondò l’University College di Addis Abeba e accolse a casa molti laureati etiopi dall’estero. Il suo Giubileo d’argento del 1955 servì come occasione per presentare una costituzione rivista, seguita nel 1957 dalle prime elezioni generali. I continui sforzi di Haile Selassie per mantenere l’equilibrio politico tra diversi politici importanti e la frustrazione ricorrente di molti laureati appena tornati, che ancora trovavano pochi posti nel governo, alla fine portarono elementi dissidenti a tentare un colpo di stato nel dicembre 1960. Il colpo di stato fallì, ma diede un breve e violento scossone alla disinvoltura della politica etiope e accennò a possibilità future.



Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.