Samuel Beckett
Primi romanzi e Racconti
More Pricks than Kicks (1934), un volume di racconti derivati, in parte, dal romanzo allora inedito Dream of Fair to Middling Women (1993), racconta episodi della vita di Belacqua, una reincarnazione irlandese ne’er-do-well dell’omonima Divina Commedia di Dante che viveva sotto una roccia alle porte del Purgatorio. Fratello di sangue di tutti i futuri protagonisti di Beckett, Belacqua vive quella che lui chiama “una pausa beethoveniana”, i momenti del nulla tra la musica. Ma poiché ciò che precede e ciò che segue la vita terrena dell’uomo (cioè l’eternità) è Nulla, allora anche la vita (se ci deve essere continuità) deve essere un Nulla dal quale non ci può essere scampo. Tutti gli sforzi di Belacqua per trascendere la sua condizione falliscono.
Sebbene l’associazione di Beckett con Joyce continuasse, la loro amicizia, così come l’influenza di Joyce su Beckett, è stata spesso esagerata. Il primo romanzo di Beckett, Murphy (1938), che Joyce ha completamente frainteso, è la prova della distanza tra loro. In profondità sotto la superficie di questo racconto superbamente comico si trovano problemi metafisici che Beckett stava cercando di risolvere. Mentre Murphy passa dal ripugnante mondo della realtà esterna al proprio mondo interiore, sempre più circoscritto fino a diventare un “sistema chiuso”—un microcosmo dove trova una pace mistica—Beckett riflette sul rapporto tra mente e corpo, il Sé e il mondo esterno, e sul significato della libertà e dell’amore.
Quando scoppiò la seconda guerra mondiale nel 1939, Beckett era in Irlanda. Tornò immediatamente a Parigi, dove, come cittadino di un paese neutrale, gli fu permesso di rimanere anche dopo l’occupazione tedesca. Ha servito nel movimento di resistenza fino al 1942, quando è stato costretto a fuggire dalla Gestapo tedesca in Francia non occupata, dove ha lavorato come bracciante fino alla liberazione di Parigi nel 1945. Durante questi anni scrisse un altro romanzo, Watt, pubblicato nel 1953.
Watt, come ognuno dei suoi romanzi, porta la ricerca di significato di Beckett un passo avanti rispetto al precedente, o, come diversi critici hanno detto, più vicino al centro del suo pensiero. Per molti aspetti il mondo di Watt è il mondo di tutti e assomiglia a tutti. Eppure la sua strana avventura nella casa del misterioso signor Knott-il cui nome potrebbe significare: not, knot, naught, o the German Not (need, anxiety), o tutti loro—è il tentativo di Beckett di chiarire il rapporto tra linguaggio e significato. Watt, come la maggior parte delle persone, si sente a suo agio quando è in grado di chiamare le cose con il loro nome; un nome dà una realtà cosa. A poco a poco Watt scopre che le parole inventate dagli uomini possono non avere alcuna relazione con il vero significato della cosa, né l’uso logico del linguaggio può mai rivelare ciò che è illogico e irrazionale: l’infinito e il Sé.