“Ti senti come non si può vivere più”: Il suicidio dal punto di vista degli uomini canadesi che soffrono di depressione
La depressione grave è un noto fattore di rischio per il suicidio, eppure i tassi di Pur riconoscendo che i percorsi verso il suicidio sono diversi, ed essendo consapevoli delle complesse sfide inerenti allo studio del suicidio, abbiamo intervistato uomini che hanno sperimentato la depressione come mezzo per comprendere meglio i processi che hanno usato per contrastare e contemplare il suicidio. Questo nuovo studio qualitativo fornisce approfondimenti su come i ruoli maschili, identità e relazioni mediano ideazione suicidaria legati alla depressione in una coorte di 38 uomini in Canada, di età compresa tra 24 a 50 anni. Le analisi comparative costanti hanno prodotto la categoria principale di riconciliare la disperazione in cui gli uomini hanno risposto alla depressione grave e all’ideazione suicidaria seguendo due percorsi. Per contrastare le azioni suicide, connettersi con la famiglia, i colleghi e gli operatori sanitari e/o attingere a credenze religiose e morali erano importanti passi intermedi per sedare i pensieri sul suicidio e alla fine dislocare la depressione dall’autolesionismo. Questo percorso ha rivelato come il collegamento con la famiglia attraverso i ruoli maschili di protettore e padre ha permesso agli uomini di evitare il suicidio, posizionando la ricerca di aiuto come un’azione saggia e razionale nel ristabilire l’autocontrollo. L’altra via, contemplando la fuga, rendeva gli uomini socialmente isolati e l’uso eccessivo di alcol e altre droghe erano spesso impiegati per alleviare il dolore emotivo, mentale e fisico. Piuttosto che fornire tregua, queste pratiche rischiose erano la porta d’accesso alla maggiore vulnerabilità degli uomini per il comportamento suicida non fatale. Gli uomini su questo percorso incarnavano identità solitarie e/o di rischio sinonimo di ideali maschili ma giustapponevano comportamenti suicidari non fatali come terreno femminile.