Cochrane
In tutti i tipi di demenza, i dati erano disponibili da quasi 10.000 partecipanti in 44 studi inclusi, la maggior parte dei quali erano a basso o non chiaro rischio di bias. Per quasi la metà degli studi, i dati rilevanti sono stati ottenuti da fonti inedite. La maggior parte degli studi (29 su 7885 partecipanti) sono stati condotti in persone con AD.
1. AD da moderata a grave (con o senza CHEIS concomitante). L ‘ evidenza ad alta certezza di un massimo di 14 studi condotti su circa 3700 partecipanti mostra costantemente un piccolo beneficio clinico per memantina rispetto al placebo: clinica valutazione globale (CGR): 0.21 CIBIC+ punti (95% intervallo di confidenza (CI) 0,14 a 0.30); la funzione cognitiva (CF): 3.11 Grave Compromissione della Batteria (SIB) punti (IC 95% 2.42 a 3.92); prestazioni in attività della vita quotidiana (ADL): 1.09 ADL19 punti (IC 95% 0,62 1,64); e del comportamento e dell’umore (BM): 1.84 Neuropsychiatric Inventory (NPI) punti (95% CI 1.05 a 2.76). Non può esserci differenza nel numero di persone che interrompono memantina rispetto al placebo: rapporto di rischio (RR) 0,93 (IC al 95% da 0,83 a 1,04) corrispondente a 13 persone in meno per 1000 (IC al 95% da 31 in meno a 7 in più). Anche se c’è da moderata certezza la prova che un minor numero di persone che prendono la memantina esperienza di agitazione come un evento avverso: RR 0,81 (IC 95% 0,66-0.99) (25 persone in meno per 1000, IC 95% da 1 a 44 meno), c’è anche moderato-certezza delle prove, da tre ulteriori studi, suggerendo che la memantina non è utile come trattamento per l’agitazione (es. Cohen Mansfield Agitation Inventory: il beneficio clinico di 0,50 CMAI punti, 95% CI -3.71 al 4,71) .
La presenza di ChEI concomitante non influisce sulla differenza tra memantina e placebo, con le possibili eccezioni dell’esito BM (effetto maggiore nelle persone che assumono ChEIs) e dell’esito CF (effetto minore).
2. ANNUNCIO mite (Mini Mental State Examination (MMSE) da 20 a 23): prevalentemente deboli-certezza della prova sulla base di post-hoc sottogruppi di un massimo di quattro studi in circa 600 partecipanti suggerisce che probabilmente non c’è differenza tra memantina e placebo per CF: 0.21 ADAS-Cog punti (95% CI -0.95 a 1,38); le prestazioni su ADL: -0.07 ADL 23 punti (95% CI -1.80 a 1.66); e BM: -0.29 punti NPI (95% CI -2.16 a 1.58). C’è meno certezza nell’evidenza CGR, che suggerisce anche che non ci può essere alcuna differenza: 0,09 punti CIBIC+ (95% CI -0,12 a 0,30). Memantina (rispetto al placebo) può aumentare il numero di persone che interrompono il trattamento a causa di eventi avversi (RR 2,12, IC al 95% da 1,03 a 4,39).
3. Demenza vascolare da lieve a moderata. L’evidenza di moderata e bassa certezza da due studi in circa 750 partecipanti indica che c’è probabilmente un piccolo beneficio clinico per la FC: 2,15 punti ADAS-Cog (IC al 95% da 1,05 a 3,25); ci può essere un piccolo vantaggio clinico per BM: 0.47 NOSGER comportamenti che possono disturbare punti (95% CI 0.07 a 0,87); probabilmente non c’è differenza nel CGR: 0.03 CIBIC+ punti (IC 95% -0.28 a 0,34); e non ci può essere alcuna differenza nelle ADL: 0.11 NOSGER II di auto-cura subscale punti (IC 95% -0.35 a 0.54) o del numero di persone sospensione del trattamento: RR 1.05 (IC 95% 0,83 per 1.34).
Vi sono prove limitate, principalmente a bassa o molto bassa certezza di efficacia per altri tipi di demenza (morbo di Parkinson e corpi di Lewy demenza (per i quali CGR può mostrare un piccolo beneficio clinico; quattro studi su 319 persone); demenza frontotemporale (due studi su 133 persone); e complesso di demenza correlato all’AIDS (uno studio su 140 persone)).
Vi è evidenza ad alta certezza che non mostra alcuna differenza tra memantina e placebo nella proporzione che manifesta almeno un evento avverso: RR 1,03 (IC al 95% da 1,00 a 1,06); la RR non differisce tra eziologie o gravità della demenza. Combinando i dati disponibili di tutti gli studi, vi è una moderata certezza che memantina ha una probabilità 1,6 volte maggiore rispetto al placebo di provocare capogiri (6,1% verso 3.9%), evidenza a bassa certezza di un rischio di cefalea aumentato di 1,3 volte (5,5% contro 4,3%), ma evidenza ad alta certezza di nessuna differenza nelle cadute.